Autore
Raul Gabriel
Raul Gabriel
Diocesi di Tortona, Sovrintendenza Beni Culturali di Alessandria
Nuovo presbiterio, altare, sede, ambone Abbazia cistercense del XII sec. di Rivalta Scrivia (AL)
L’abbazia di Rivalta Scrivia, nel panorama del pensiero cistercense, rappresenta un unicum per una varietà di ragioni. La sua eterogeneità in termini di materiali, forme e spazi è decisamente peculiare e stimola nell’osservatore progressiva curiosità e invito alla scoperta, appena l’ iniziale impressione di lettura immediata e unitaria percepito entrando lascia gradualmente spazio ad un percorso di sorprese.
Volume, materiale e forma sono componenti di un linguaggio complesso da cui parte la riflessione alla base del progetto di adeguamento liturgico che ho pensato per il nuovo presbiterio di Rivalta Scrivia, allo stato attuale praticamente inesistente. Il luogo è pensato per non creare distrazioni alla meditazione, cui si viene invitati da un percorso di immersione progressiva attraverso una sapiente gestione di volumi e proporzioni che può sorprendere. Il metodo cistercense presenta elementi di contemporaneità e contaminazione insospettati, rinuncia all’elemento descrittivo e figurativo tranne che per riferimenti fitomorfi stilizzati.
Tutta la architettura nella abbazia di Rivalta Scrivia è un dialogo costante tra insieme e dettaglio. Un dialogo a fasi alterne, estremamente articolato, gestito come una composizione musicale con le sue pause e suoi crescendo, le sue sincopi e le sue acciaccature. In questo senso l’edificio dell’abbazia è una composizione profondamente complessa. Le battute della sua musica appaiono regolari mentre sono movimentate da forme e ritmi del tutto originali, a volte causali a volte determinate dalla giustapposizione di interventi successivi e non sempre coerenti, verificando comunque proprio attraverso questi ultimi la tenuta sorprendente del pensiero originario. Il mio compito era ragionare come un monaco cistercense avrebbe ragionato oggi, per dar conto di una continuità senza cui l’intervento nell’edificio sarebbe avvertito come un corpo estraneo, trasformando l’ambiente in un contenitore museale sacrificando il percorso unitario ed eterogeneo di una intuizione interpretata dall’evolversi della storia.